La sansevieria

I primi anni della mia carriera scolastica non sono stati proprio facili, dovevo accontentarmi di quello che riuscivo a trovare pur di rendermi autonomo.

Per due anni insegnai di sera ad adulti che volevano conseguire il diploma di terza media. Erano persone adulte, molte più anziane di me, alcune erano già nonni; avendo sospeso gli studi elementari da decine di anni, alcuni di questi studenti avevano difficoltà anche a leggere, quindi capite come fosse difficile l’insegnamento! Comunque, ora, con la saggezza di poi, posso dire che sono stati gli anni più belli del mio lavoro: quante cose mi hanno insegnato i miei studenti! La cosa più importante a diventare uomo! Per tre anni hanno frequentato le lezioni, donne e maschi, molti, quando si faceva troppo tardi, chinavano la testa sul banco e crollavano dal sonno, io, allora, cercavo di parlare più piano per timore di svegliarli. Quasi tutti, operai e contadini, si svegliavano la mattina presto per lavorare ed io avevo rispetto per loro, Pascoli poteva anche aspettare! Nel luglio del 1973, io sposai la mia fidanzata Carla e tra i tanti regali ne trovai uno piuttosto modesto, ma che mi emozionò molto e che io gradii più di tutti, era un vaso con una pianta d’appartamento, una “sansevieria” con un biglietto legato ad un nastro bianco: “Felici, i vostri alunni vecchi”. Capite, non i vostri vecchi alunni, ma i vostri alunni vecchi! Tanti di questi, comunque, grazie alla loro costanza e caparbietà, grazie al diploma riuscirono a progredire nel lavoro: uno divenne guardiacaccia, un altro cassiere in banca, un altro postino, diversi bidelli nelle scuole, etc… Perché racconto questo episodio? Primo perché da sempre ho avuto una strana sensazione non certamente scientifica e secondo perché quella pianta mi ha seguito lungo tutta la mia vita, ora ha quarantacinque anni, tra poco raggiungerà il mezzo secolo! Quanti attori sono passati, mia moglie mi ha lasciato, dei miei alunni vecchi solo qualcuno è ancora vivo, io sono alquanto malandato per l’età, ma la “sansevieria” ha intenzione di accompagnarmi ancora per tanti anni: forse non è scientifico, ma me lo ha fatto capire! Sì, la pianta mi parla ed io parlo a lei. Non sono proprio un “pollice verde”, ma la pianta mi sopporta e mi perdona, anche se, a volte, china le foglie, quasi a dirmi: “Ma che fai?” Nei primi anni di matrimonio, era l’unica pianta che era in casa e faceva bella mostra di sé, poi la vita ci ha impegnati a tal punto che l’ultimo nostro pensiero era quella pianta. Trasloco, nascita dei figli, lavoro lontano dalla sede di residenza…e la pianta, abbandonata languiva e piano piano moriva. Una mattina, di domenica, vidi la pianta abbandonata in un angolo con tutte le foglie riverse a terra. Mi avvicinai e pensai di gettarla, ma sentii come una forza che mi spinse a mettere un giornale a terra e di svuotare il vaso. Lo feci, sotto la terra le foglie erano marce, ma vidi che un paio di radici erano vive e già stavano per spuntare due anemiche foglioline. Decisi, allora, di salvare la pianta e con il tempo nacquero diverse foglie, ma sinceramente quella pianta non faceva bella mostra di sé. Avevo, però, la sensazione che, allorquando mi avvicinavo, la pianta avesse una piccola reazione, non visibile ad occhio distratto; ne parlai a tavola, suscitai ilarità, ma mia suocera che viveva con noi decise di prendere la pianta e di trasportarla nella sua stanza. Quasi tutta la giornata mia suocera la passava nella sua stanza con il suo uncinetto a lavorare ed a pregare. Non ci crederete, un giorno entrando nella stanza vidi la pianta, non era più la stessa, era bella, era di un verde intenso e diverse erano le foglie che svettavano verso il cielo. Dentro di me mi dissi che avevo fatto bene a non gettarla, ma non mi ero chiesto il perché di questa rinascita, pensai che mia suocera la curasse e che lei rispondeva bene alle cure. Non tolsi più la pianta da quella stanza. Purtroppo, la vita è quella che è e bisogna accettarne gli aspetti positivi e quelli negativi, alla morte non c’è rimedio! Forse non ci crederete, ma quando, dopo alcuni giorni, mettemmo in ordine la stanza di mia suocera notai con dispiacere che le foglie erano ingiallite e avevano perso la naturale rigidità. Vuoi vedere che mancava l’acqua? Toccai la terra e vidi che era ancora umida, cosa era successo? Presi la pianta e la portai in cucina e la posizionai in un angolo prima di gettarla definitivamente. Ogni volta che sedevo a tavola mi ripromettevo di gettarla, ma mi dimenticavo sempre di compiere questa operazione. Un giorno mia moglie mi disse: “Vedi la pianta? Si è ripresa. Ogni mattina ho bisogno di toccarle le foglie!” Guardai, non volevo crederci, era di nuovo bella, più bella di pima! Dissi: “Mi sto convincendo che questa pianta capisca quello che succede intorno a noi, questa vuole stare con noi, non ama la solitudine, la dobbiamo mettere nel soggiorno”. Da quel giorno la pianta si è sviluppata così tanto che l’abbiamo dovuto dividere e mettere in due vasi giganti e ogni fine estate abbiamo formato con i germogli altri vasi e regalati a parenti ed amici. Mia moglie mi ha lasciato per ricongiungersi con gli angeli e le due piante non hanno più germogliato per due anni, quest’anno hanno ripreso a vivere, quasi a suggerirmi che la vita continua! Sono un narratore bugiardo, ma questa volta ho raccontato la verità: la “sansevieria” mi parla, io la mattina mi accorgo che mi legge dentro, quando sono turbato sembra offuscata, quando sto bene è brillante. Non volevo crederci, ci ho riflettuto molto, ma c’è stato un altro episodio che mi ha convinto definitivamente. Davanti ad una chiesa, insieme alla mia consorte, facemmo una offerta alla Lega anti tumori e ci venne offerta una piantina di quella che comunemente chiamiamo “Stella di Natale”. Una minuscola piantina, ma con l’affetto di mia moglie diventò grande, molto grande; penso che in giro non ce ne fossero di così grandi. L’amore umano può trasferirsi anche sulle piante e riceverne una risposta positiva. Pianta bellissima che io volli che fosse messa ai piedi della bara di mia moglie e, quando il “carrozzone” si avviò, ebbi il tempo di dire a mio cognato: “Portamela a casa!” In casa mia ci sono tante cose che ricordano la mia consorte, ma è proprio quella pianta, più che quadri e foto che me la riportano in mente. Dopo un periodo di sofferenza ora la Stella di Natale è viva e tra qualche mese spunteranno le grandi foglie rosse a festeggiare il Natale! Ricordate, quando sentirete queste parole: “Tu hai il pollice verde!”, vi stanno dicendo una grande stupidaggine, non è il pollice che è verde, ma è il cuore che è grande! Se amate le piante, queste vi ameranno riempendo i vostri giardini, i vostri balconi di fiori splendidi e profumati e gli interni con piante che faranno meravigliare i vostri ospiti. Non sono uno scienziato, ma ho dovuto ricredermi e capire che le piante sono esseri intelligenti e questo viene affermato dalle più recenti scoperte della neurobiologia vegetale. Già il filosofo Aristotele, circa 2000 anni fa si poneva la domanda se le piante fossero intelligenti, oggi gli studiosi di neurobiologia vegetale affermano che esse sanno comunicare tra loro, rispondere agli stimoli dell’ambiente e, pertanto, si muovono, dormono, sentono, prendono decisioni sulla loro sopravvivenza, hanno una intelligenza propria, fatta di segnali chimici ed estremamente complessi, sono benefiche per chi le tiene in casa, soprattutto sono contro lo stress. Potrei parlare a lungo delle piante, ma per chi volesse approfondirne la conoscenza consiglio gli scritti di un bravissimo neurobiologo: Stefano Mancuso e tutti i vostri dubbi e desideri saranno appagati.